martedì 27 aprile 2010

Una fiammata d'inflazione (forse) unica via per la salvezza


Leggendo il titolo di questo post, molti probabilmente mi daranno del matto e/o dell'incompetente: possibili entrambe le cose, anche perché sono soltanto uno studente di economia (seppur ormai agli sgoccioli)...
Tuttavia voglio arrischiare questa considerazione/previsione su quella che secondo me è la vera ed unica exit strategy di medio periodo dai cumuli di debito che minacciano giorno dopo giorno le economie mondiali, sia a livello di individui, quanto a livello di imprese e Stati (caso-Grecia di questi giorni docet): l'inflazione.

Gli effetti devastanti (e quindi negativi) dell'inflazione sono abbastanza noti, meno quelli (a prima vista inaspettatamente) positivi.
L'inflazione è come un'enorme svalutazione, che fa valere meno il denaro in termini di potere d'acquisto, in forza della spirale ascendente dei prezzi: essa è vista normalmente come il fumo negli occhi dai cittadini-consumatori, perché un incremento rapido/rapidissimo dei prezzi dei beni di consumo abbassa drasticamente il loro tenore di vita, visto che gli stipendi normalmente crescono assai meno dei prezzi durante le crisi inflattive.
Questo in condizioni "normali".

Oggi siamo invece di fronte all'eccezionale situazione in cui contemporaneamente individui/famiglie (tranne pochi Paesi, come Italia, Giappone e Cina), imprese e Paesi sovrani sono mostruosamente indebitati: questi "macigni" debitori sono oggi la vera ipoteca su qualsiasi ripresa economica, che pure è ben lontana dall'essere prossima.
Con il c.d. servizio del debito - alias interessi passivi e rimborso della quota-capitale - individui/famiglie, imprese e Governi hanno un flusso costante di denaro in uscita che non può essere eluso; questo significa che una buona parte del reddito personale/familiare, societario e statale (altrimenti detto PIL) è "immobilizzato" nel rimborso, rendendo così assai sottili i margini di spesa autonoma in consumi (per individui e famiglie), investimenti (per le imprese) e sviluppo/ricerca (per gli Stati).

L'inflazione come c'entra in tutto questo?
Il meccansimo è più o meno il seguente: oggi un certo cellulare costa (ipotizziamo) 100 €, il mio reddito da lavoro è di 50 € e quindi, per comprarlo, mi indebito per 50; se arriva una forte inflazione - dove per forte si intende a due cifre, tipo il 20% - il mio debito resta sempre al suo valore nominale di 100 €, ma nel frattempo è molto probabile che il mio datore di lavoro mi abbia ritoccato all'insù lo stipendio (pur senza riuscire a tenere il passo con l'aumento generale dei prezzi, che avran portato il costo del cellulare a 120 €), ad esempio a 60 €.
Qual è il risultato? Che ora, invece di dover usare un mio intero stipendio/reddito per pagare il mio debito di 50 €, ora me ne basterà una porzione (seppur grande).

E' questo l'unico "miracolo" dell'inflazione: essere un'enorme gomma per cancellare il debito, in forza del fatto che grandissima parte dei debiti sono scritti in termini di moneta nominale - i nostri 50 € - e non di potere d'acquisto.

Detto questo è facile comprendere quale potrebbe essere il beneficio per famiglie, individui, imprese e Governi indebitati da una "salutare" fiammata inflazionistica: d'un tratto vedrebbero i loro debiti de facto cancellati (o comunque resi "inoffensivi"), senza doversi sottoporre a misure di austerity, tagli di bilancio e tutto il repertorio che si sfoggia in periodi di crisi.

Le altre facce della medaglia? Che chi ha prestato i soldi, alias creditori - ad esempio i detentori di titoli di Stato, come le nostre famiglie -, vedrebbero il loro investimento andare in fumo; inoltre un'elevata inflazione per troppo tempo/fuori controllo rischia di essere una medicina peggiore della malattia, visto il codazzo di instabilità economica (leggi: crollo del sistema monetario) che si porta dietro.

Sarà questa la strada che a livello mondiale sarà intrapresa? Non lo so, molto dipenderà da calcoli da "male minore" e dal consenso che una soluzione simile potrebbe avere: con un'elevata inflazione sarebbero più i favoriti od i danneggiati?
Non è facile dirlo, visto che ci sono molti soggetti economici che ne avrebbero tanto da guadagnare quanto da perdere (e.g. le grandi banche): per converso una certa propensione per l'avventura inflazionistica sembra oggi essere condivisa dalle Banche centrali dei principali Paesi industrializzati, con la perdurante politica del "denaro facile" (tramite bassi tassi d'interesse) di questi anni...

Vedremo!

Lord tojo

5 commenti:

Gabriele ha detto...

Credo che l'inflazione ci sara' ma non perche' voluta dalle autorita' monetarie bensi dall'aumento della domanda per le materie prime.

Di fronte a questa prospettiva molto "bullish" sulle commodities, io credo che la BCE farebbe bene a tenere la stretta monetaria in eurolandia se non vogliamo finire con un'inflazione a tre cifre!!

Anonimo ha detto...

Voglio vedere il giorno in cui la Banca Centrale Europea alias Banca Centrale Tedesca anche se con il nome cambiato, ma le stesse perone dentro, lascerà correre l'inflazione.

Unknown ha detto...

@ Gabriele. C'entra eccome la politica monetaria, invece!
I rialzi di questo periodo del prezzo delle materie prime deriva proprio dal quantitative easing (politica del "denaro facile", per i "non addetti ai lavori") delle Banche centrali: i soldi messi in circolo non vanno ad alimentare investimenti di medio-lungo periodo, perché non c'è fiducia sulla ripresa, per cui ci si butta su speculazioni di breve/brevissimo termine sui mercati finanziari, tra cui le quotazioni delle materie prime (che infatti stranamente sono altissime, nonostante una domanda industriale stagnante o in calo).

@ Anonimo. Beh, la politica di tassi al minimo storico e di aumento mostruoso della massa monetaria le sta portando avanti anche la BCE: forse è proprio perché la BCE è diventata "meno tedesca" che Angela Merkel sta facendo di tutto per far saltare l'euro? ;-)

Lord tojo

Gabriele ha detto...

Lord Tojo, non credo che il rialzo dei prezzi delle materie prime fosse l'effetto delle politiche di quantitative easing. Basti pensare che la fiammata nei prezzi di molte soft commodities e' avvenuta PRIMA della crisi (e quindi prima delle politiche di quant.easing).

Piuttosto credo che riflettessero i fondamentali di crescita dell'economia mondiale.

Per quanto riguarda il fatto che i prezzi stiano salendo adesso con la produzione ancora stagnante:
1) La produzione mi pare in ripresa, non stagnante.
2) Quand'anche fosse stagnante ora, sai bene che i prezzi incorporano anche le aspettative sul futuro quindi i prezzi ORA salgono perche' ci si aspetta che la produzione aumentera' (magari l'anno prossimo).

Che ne pensi?

Unknown ha detto...

@ Gabriele. Premetto ancora una volta che non sono un esperto, né tanto meno un economista, quindi posso solo esprimere opinioni personali, comunque posso dire con sufficiente certezza che anche il precedente rialzo delle materie prime (mi riferisco a quello durato fino all'estate 2008) era di tipo speculativo e frutto della massa monetaria.

Proprio quell'estate io stavo lavorando alla mia Tesi triennale proprio sul prezzo del petrolio, il cui aumento mostruoso mi incuriosiva tantissimo: sebbene con il beneficio d'inventario da "non-guru", le conclusioni che avevo tratto allora erano che era in atto una prepotente speculazione, nel senso che gli investitori "non sapevano che farsene" del troppo denaro e quindi lo "buttavano" in commodities...

Per quanto riguarda la produzione in ripresa o meno, non ho tempo - perché sono di frettissima - di andarti a rintracciare il link preciso, però avevo letto chiaramente che ad esempio la domanda cinese (!) di petrolio era in contrazione: un segnale non molto incoraggiante!

Ora purtroppo devo scappare (vado in campagna) e non sarò di ritorno prima di una decina di giorni: continua a leggermi, se vuoi! ;-)

Lord tojo