Leggendo il titolo di questo
post, molti probabilmente mi daranno del matto e/o dell'incompetente:
possibili entrambe le cose, anche perché sono soltanto uno studente di economia (seppur ormai agli sgoccioli)...
Tuttavia voglio arrischiare questa considerazione/previsione su quella che secondo me è la vera ed unica
exit strategy di medio periodo dai cumuli di debito che minacciano giorno dopo giorno le economie mondiali, sia a livello di individui, quanto a livello di imprese e Stati (caso-Grecia di questi giorni
docet):
l'inflazione.
Gli effetti devastanti (e quindi negativi) dell'inflazione sono abbastanza noti,
meno quelli (a prima vista inaspettatamente) positivi.
L'inflazione è come un'enorme svalutazione, che fa valere meno il denaro in termini di potere d'acquisto, in forza della spirale ascendente dei prezzi: essa è vista
normalmente come il fumo negli occhi dai cittadini-consumatori, perché un incremento rapido/rapidissimo dei prezzi dei beni di consumo abbassa drasticamente il loro tenore di vita, visto che gli stipendi normalmente crescono assai meno dei prezzi durante le crisi inflattive.
Questo in condizioni "normali".
Oggi siamo invece di fronte all'eccezionale situazione in cui
contemporaneamente individui/famiglie (tranne pochi Paesi, come Italia, Giappone e Cina),
imprese e
Paesi sovrani sono mostruosamente indebitati: questi "macigni" debitori sono oggi la vera ipoteca su qualsiasi ripresa economica, che pure è ben lontana dall'essere prossima.
Con il c.d. servizio del debito -
alias interessi passivi e rimborso della quota-capitale - individui/famiglie, imprese e Governi hanno un flusso
costante di denaro in uscita che
non può essere eluso; questo significa che una buona parte del reddito personale/familiare, societario e statale (altrimenti detto PIL) è "immobilizzato" nel rimborso, rendendo così assai sottili i margini di spesa autonoma in consumi (per individui e famiglie), investimenti (per le imprese) e sviluppo/ricerca (per gli Stati).
L'inflazione come c'entra in tutto questo?Il meccansimo è più o meno il seguente: oggi un certo cellulare costa (ipotizziamo) 100 €, il mio reddito da lavoro è di 50 € e quindi, per comprarlo, mi indebito per 50; se arriva una
forte inflazione - dove per
forte si intende a due cifre, tipo il 20% - il mio debito resta
sempre al suo valore nominale di 100 €, ma nel frattempo è molto probabile che il mio datore di lavoro mi abbia ritoccato all'insù lo stipendio (pur senza riuscire a tenere il passo con l'aumento generale dei prezzi, che avran portato il costo del cellulare a 120 €), ad esempio a 60 €.
Qual è il risultato? Che ora, invece di dover usare un mio intero stipendio/reddito per pagare il mio debito di 50 €,
ora me ne basterà una porzione (seppur grande).
E' questo l'unico "miracolo" dell'inflazione:
essere un'enorme gomma per cancellare il debito, in forza del fatto che grandissima parte dei debiti sono scritti in termini di moneta
nominale - i nostri 50 € - e
non di potere d'acquisto.
Detto questo è facile comprendere quale potrebbe essere il beneficio per famiglie, individui, imprese e Governi indebitati da una "salutare" fiammata inflazionistica:
d'un tratto vedrebbero i loro debiti de facto cancellati (o comunque resi "inoffensivi"), senza doversi sottoporre a misure di
austerity, tagli di bilancio e tutto il repertorio che si sfoggia in periodi di crisi.
Le altre facce della medaglia? Che chi ha prestato i soldi,
alias creditori - ad esempio i detentori di titoli di Stato, come le nostre famiglie -, vedrebbero il loro investimento andare
in fumo; inoltre un'elevata inflazione per troppo tempo/fuori controllo rischia di essere una medicina peggiore della malattia, visto il codazzo di instabilità economica (leggi: crollo del sistema monetario) che si porta dietro.
Sarà questa la strada che a livello mondiale sarà intrapresa?
Non lo so, molto dipenderà da calcoli da "male minore" e dal consenso che una soluzione simile potrebbe avere: con un'elevata inflazione sarebbero più i favoriti od i danneggiati?
Non è facile dirlo, visto che ci sono molti soggetti economici che ne avrebbero tanto da guadagnare quanto da perdere (
e.g. le grandi banche): per converso una certa propensione per l'avventura inflazionistica sembra oggi essere condivisa dalle Banche centrali dei principali Paesi industrializzati, con la perdurante politica del "denaro facile" (tramite bassi tassi d'interesse) di questi anni...
Vedremo!
Lord tojo