venerdì 7 marzo 2008

Tremonti e il liberismo

E' assodato che ai lettori di blog non interessano minimamente le seghe mentali degli autori, tanto più nel mio caso dove la stragrande maggioranza degli sbandati che mi legge si aspetta che io parli di cose interessanti e ad ampio respiro, cosa che non ho fatto da molto tempo.
Per questo motivo romperò il mio silenzio su questa campagna elettorale moscia e decadente stile Tardo Impero - dove il silenzio non dato da polemica ma semplicemente da noia e da disinteresse - per parlare di un tema che mi piace, l'economia, e di una persona che stimo, Tremonti.

Ieri sera ho avuto la "sfortuna" di perdermi Annozero di Santoro sul secondo canale (mi sono visto "Una pallottola spuntata" in DVD) dove parrebbe che Giulio Tremonti abbia dato scandalo per certe sue sparate assai poco liberali, a detta dei custodi del liberismo mondiale Bersani, Veltroni e Santoro.
Oggetto del contendere pare siano state certe affermazioni del Giulio sul protezionismo e sulla critica al monetarismo come filosofia economica.

Partiamo da un dato di fatto: da una parte esiste la filosofia, che nell'economia si dispiega nelle grandi teorie del filone classico, keynesiano,neo-classico, monetarista, etc..., dall'altra esiste il mondo reale, quello dove concretamente operano le imprese e dove esistono variabili diverse dalle semplici equazioni, per esempio le politiche estere dei governi.

Il mio non vuole essere un post troppo lungo e quindi vado dritto al sodo.
Partendo da chi dice "Tremonti è un cattivone bolscevico perchè vuole mettere i dazi e fermare il libero mercato", mi piacerebbe ricordare che inanzitutto il liberismo economico (come il liberalismo politico, la tolleranza religiosa e quant'altro) si può applicare al 100% solo in un contesto di reciprocità: se noi facciamo i "liberisti a tutti i costi" lasciando la nostra industria completamente sola nella battaglia contro cinesi, indiani, brasiliani, russi, taiwanesi e coreani il risultato sarà che le nostre imprese saranno comprate o mandate fuori mercato dai suddetti popoli; questi se ne fregano della filosofia, non han complessi di "mancato liberismo", sottopagano i loro operai, se ne infischiano delle belle parole sul copyright e ce la mettono in quel posto sempre e comunque.
Voi potreste dire che nel libero mercato tutto è lecito, ebbene non mi faccio tanti problemi: io sono un liberista più sfrenato di tutti voi e vi dico che allora, se non ci sono regole, io mi metto seduta stante a bombardare di atomiche i Paesi emergenti di modo che non rompano più i cosiddetti. Esempio fuori luogo? Nossignori, visto che la stragrande maggioranza delle guerre è sempre stata fatta per scopi economici e per proteggere interessi commerciali (tipo Francia e Inghilterra che fecero guerra all'Egito nel 1956 per evitare che fosse nazionalizzato il Canale di Suez).
Se vogliamo escludere la giungla e l'olocausto nucleare possiamo parlare di nuovo dei dazi. Qual'è il loro scopo nelle idee espresse da Tremonti? Servirebbero semplicemente come soluzione temporanea a riequilibrare il gioco tra noi e i Paesi emergenti: l'Occidente non potrà mai abbassare i costi di produzione sotto certi standard, sia per via del mantenimento di un certo stile di vita, sia per il fatto che dietro al costo del lavoro ci stanno anche investimenti e tecnologia più avanzata; gli emergenti invece stanno facendo la lunga rincorsa verso il nostro livello "di equilibrio" e gradualmente sposteranno la competizione con l'Occidente dal livello dei prezzi al livello di qualità dei prodotti: la seconda sfida è equa in partenza, perchè basata sull'ingenium e sulla ricerca (accessibile a tutti), la prima no, perchè gli Emergenti "si dopano" sfruttando il fatto di potersi permettere ancora di pagare meno la manodopera.
Del resto ricordo che anche Reagan, il punto di riferimento mondiale del libero mercato, negli anni '80 adottò severissime misure protezionistiche contro le importazioni dal Giappone, che all'epoca era temuto forse più delle varie Cina, India e Russia di oggi.
Della serie: solo i fessi e comunisti prendono una filosfia e la applicano in modo dogmatico, senza guardare alla situazione reale, e con il liberismo il discorso è lo stesso...

Volevo parlare anche della critica al monetarismo ma vedo che ho già scritto troppo, per cui vi saluto e vado a dormire...

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