giovedì 11 giugno 2009

Commentario alle Elezioni


Torno a scrivere dopo tanto tempo sul mio Blog, che nel frattempo ho ridenomitato ancora una volta - chiamandolo semplicemente LORD TOJO - e torno per scrivere il mio primo "articolo" di commento elettorale da quando non sono più un attivista, ma semplicemente un cittadino-elettore come tantissimi altri.

Poiché la politica nazionale sinceramente mi ha ormai nauseato (ed è uno dei motivi per cui non faccio più l'attivista), preferisco concentrarmi sui risultati avuti nella mia provincia (Piacenza), sia per le Provinciali che per le numerose Comunali.

Ovviamente non posso che cominciare con la gioia e la felicità per la vittoria di Massimo Trespidi in Provincia di Piacenza, primo Presidente di centrodestra nella nostra storia e primo Presidente ad essere eletto al primo turno, nonché candidato che porta un consistente valore aggiunto personale alla "dote" dei partiti che lo sostenevano.
I numeri parlano da soli e sono molto eloquenti:

Voti candidato-Presidente Massimo Trespidi --> 83.970
Voti liste a sostegno di Trespidi (PdL, Lega Nord, UDC, AS, PE) --> 76.006
Voti candidato-Presidente Gianluigi Boiardi --> 66.213
Voti liste a sostegno di Boiardi (PD, PRC, IdV, SL, 2 civiche) --> 58.216

Per completezza forse sarebbe opportuno guardare anche ai numeri delle Provinciali precedenti del 2004 (prendendo ad esempio il primo turno, notoriamente più partecipato in termini di affluenza):

Voti candidato-Presidente Tommaso Foti --> 69.266
Voti liste a sostegno di Foti (FI, AN, UdC, Sgarbi, lista civica) --> 59.891
Voti candidato-Presidente Gianluigi Boiardi --> 74.617
Voti liste a sostegno di Boiardi (DS, Margherita, PRC, IdV, PRC, PdCI, PP, lista civica) --> 62.335

Che dire?
Tenendo conto dell'ampio astensionismo che ha caratterizzato queste elezioni (a livello di Provinciali, circa il 4% in meno di votanti rispetto al 2004), non si può non notare come il centrodestra sia riuscito non solo a mantenere i propri consensi ma ad espanderli notevolmente rispetto al 2004, sia in termini di voti alle liste che di voti "personali" al candidato. Oltre a ciò è da evidenziare come la quota di oltre 83.000 voti di Trespidi sia in assoluto il massimo storico di piacentini che votano un esponente di centrodestra in Provincia... un bel record!
Guardando a sinistra non si può che vedere un quadro decisamente desolante: continua il trend decrescente di consensi al centrosinistra, sia a livello di liste che di candidato-Presidente, il che lo riporta ai livelli del 1999, quando però il centrosinistra era "monco", poiché nell'allora Ulivo mancava la presenza dell'ala comunista (l'era di Dario Squeri, per intenderci...).

Apro e chiudo una parentesi personale su Trespidi. Massimo ha vinto, ed ha vinto con questi numeri soprattutto in barba a coloro che lo denigravano e lo consideravano un candidato "debole", etc. etc. etc.

Venendo ai partiti, molte cose sono cambiate ed anche la "foresta pietrificata" della politica nostrana ha subito dei begli scossoni.
Non comincerò in modo "scontato", come han fatto in tanti, partendo dal successo della Lega: per me la sua avanzata era praticamente scontata; le davo almeno il 15% da diversi mesi - e sono in molti a potermi fare da testimoni - e chi non se l'aspettava probabilmente ha vissuto in un'altra provincia.
Parliamo invece del PdL, o meglio del flop del Popolo della Libertà, perché di flop bisogna parlare quando un partito a vocazione maggioritaria (nel senso assoluto del termine) prende il 29,99% (pari a 42.618 voti), rispetto ad un "bottino" del 37,36% del 2004 (pari a 53.026 voti) - sommando FI, AN e la lista Oltre i Partiti, riconducibile all'onorevole Foti .
Qui non esiste la scusante dell'astensionismo, perché si è visto bene dai dati che il centrodestra a Piacenza non ha mai avuto - nel complesso - così tanti consensi, e che quindi l'astensione ha evidentemente penalizzato il centrosinistra.
Non esiste neppure l'effetto-travaso, derivante da un candidato-Presidente di partito diverso, visto che Massimo Trespidi è Vice-Coordinatore del PdL e già Coordinatore provinciale di FI: diciamo piuttosto che Massimo ha vinto nonostante il PdL fosse in calo, e chissà quanti voti gli ha avitato di perdere con la sua presenza!
Tanto per farvi un'idea, la sola FI nelle Politiche 2001 prese il 35% dei suffragi in provincia di Piacenza...

Ho sempre avuto perplessità sul progetto e sull'idea di fondo del PdL: questi risultati, per non parlare di quelli nazionali, non mi han certo fatto cambiare idea.

Medesimo discorso si potrebbe fare sul PD, anche se mi sembra evidente che, sui risultati locali dei democratici, abbiano influito alcuni fattori straordinari come:
  • la presenza di una pseudo-lista civica, che in realtà sempre più si rivela essere il Partito di Boiardi, mascherando così abilmente quella che sembrerebbe a tutti gli effetti una scissione dal PD;
  • le faide intestine e le divisioni che, come un fiume carsico, lasciavano intravedere una non-condivisione di tutto il PD sul nome di Boiardi, in primis l'area riconducibile al Sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, più volte assiduo assenteista agli eventi elettorali di Boiardi... del resto "non mi ha mai invitato!"
Certo è che, a mio parere, per lo schieramento democratico riferente a Reggi, la sconfitta di Boiardi è molto meno traumatica e nociva di quanto si possa pensare: Reggi ora è l'unico grande Amministratore in carica e popolare del PD nella nostra provincia, vale a dire che si può, a giusto titolo, definire il vero deus ex machina dei democratici piacentini. Questione di mesi e ci sarà un Congresso dove lo stesso Reggi potrà giustamente far valere la sua linea politica - incline alla vocazione maggioritaria del PD - e porre le basi per la sua ascesa ai livelli nazionali del partito, fatto tanto più probabile considerando che il Sindaco è già al suo secondo madato e che attualmente l'assessore De Micheli - "reggiana" di ferro - detiene anche uno scranno in Parlamento, guarda-caso per strenua volontà di Reggi. Se poi aggiungiamo la stretta amicizia tra Reggi ed Enrico Letta, possibile candidato-Segretario nazionale del PD, gli indizi sono evidenti...

Voglio dedicare ora un passaggio anche ai "candidati minori", in particolare all'amico Alberto Squeri ed alla sua lista "Unirsi al Centro".
Premesso che tutti hanno il diritto di candidarsi, voglio qui pubblicamente ammettere che né io - sicuramente non ostile alla famiglia Squeri, data l'amicizia a livello familiare e personale con diversi di loro - né molti altri, pure vicini al fratello Dario durante le Comunali 2007, abbiamo capito fino in fondo il perché di questa avventura.
Come giustamente diceva un amico - che qui non cito, ovviamente - molto vicino agli Squeri, il vero handicap di partenza della lista era la mancanza di un "tema forte" su cui impostare la campagna elettorale.
Partendo dall'idea - dichiarata apertamente - di non puntare a vincere ma ad ottenere il 3% (e quindi un Consigliere provinciale), è evidente che un simile obiettivo debba coniugarsi necessariamente con l'idea di essere un movimento di testimonianza di un tema specifico: non si può avere obiettivi elettorali di nicchia ed idee programmatiche generaliste, è un contro-senso!
Faccio un esempio: Dario Squeri, nel programma per Piacenza 2007, mise un forte accento sulla tematica ambientale e del rilancio del centro storico della città. Un'idea non peregrina sarebbe stata quella di riprendere in mano fortemente questi temi - oggettivamente un po' "dimenticati" in questa campagna elettorale - e candidarsi a rappresentarli e difenderli in Consiglio provinciale, a mò di lobby.
Comunque capita a tutti di perdere, ci mancherebbe...

Per concludere questo lunghissimo post, frutto della lunga "astinenza da blog", non posso che ricordare come questa tornata elettorale abbia riguardato anche moltissimi Comuni della provincia, dove in diversi casi ci sono stati veri e propri "ribaltoni" (Sarmato, Ziano, Lugagnano, Castell'Arquato, Bobbio...), ma che soprattutto hanno segnato l'inizio dell'ascesa di una generazione molto giovane di amministratori, sia di minoranza che di maggioranza.
Mi voglio qui riferire ovviamente all'imprenditore venticinquenne Jonathan Papamarenghi, neo-Sindaco di Lugagnano che ha scalzato il centrosinistra da una sua "roccaforte"; all'ingegnere consulente di ONU e NATO Giovanni Piazza, neo-Sindaco di Ottone; alla lista che ha vinto a San Pietro in Cerro, tutte persone nuove della politica; ai neo-consiglieri di maggioranza (e magari anche futuri assessori) Massimo Bollati di Castel San Giovanni, Daniele Razza di Nibbiano e Samuele Uttini di San Giorgio, tutti e tre record-men di preferenze personali; ai giovani come Paolo Bottazzi di Pontenure, eletto con numerose preferenze all'opposizione; ai mancati-consiglieri per un soffio, come Alex Dovani di Alseno, Martina Platè di Bobbio ed Andrea Rossetti di Pontenure.
Mi riferisco ovviamente anche agli attuali mancati-consiglieri provinciali, ma che un domani potrebbero diventarli, in caso di dimissioni di qualche Consigliere divenuto Assessore, Michele Magnaschi del PdL e Thomas Pagani della Lega Nord, entrambi giovanissimi.

E' con il pensiero a tutti costoro, che ho anche la fortuna di conoscere personalmente, che concludo questa lunga (e temo noiosa) analisi, facendo loro un grosso "in bocca al lupo" e "complimenti", nella certezza che potranno contare, d'ora in avanti, su un Presidente della Provincia disponibile ed attento come Massimo Trespidi.

Lord tojo

2 commenti:

Filippo Rossi ha detto...

I dati che hai pubblicato parlano chiaro: Massimo Trespidi ha avuto un successo maggiore rispetto alla coalizione di partiti e movimenti che lo sosteneva. Tale circostanza sicuramente rappresenta un ottimo risultato personale di Trespidi, ma legittima l'insorgenza di qualche dubbio sulla presa che il centro-destra, inteso come "apparato", può avere sulla realtà piacentina. I dati relativi al PdL, poi, non appaiono molto incoraggianti. Come sai (e come ci siamo detti anche questa sera alla festa di Massimo), ho creduto fin dall'inizio al progetto del partito unico del centro-destra e continuo a pensare che sia stata una scelta felice. Forse mi sbaglio, ma credo che la debolezza del PdL non sia una conseguenza della disomogeneità dei suoi azionisti, ma del proprio deficit democratico, elemento che lo rende un partito meno popolare di quanto aspira ad essere. Il PdL è stato costituito da poco, ma credo che la sua longevità dipenderà dalla capacità di saper coinvolgere le masse. Quanto al tuo post, ci tengo a manifestarti che non è affatto noioso. Con un linguaggio chiaro e coinvolgente, infatti, hai dipinto un ottimo ritratto della politica locale.

Unknown ha detto...

Grazie della "buona recensione", Filippo! ;-)

Concordo con te sul fatto che IL problema principale del PdL sia l'assenza di democrazia interna, soprattutto perché questa carenza può portare le persone a disimpegnarsi, deluse dal fatto che i "soliti noti" avranno sempre il "bastone del comando".
Se poi ti vai a leggere lo Statuto del PdL, non c'è da stare allegri...

Lord tojo