giovedì 25 giugno 2009

Fallimento del mercato???


Rimuginavo su questa cosa da un bel po' di tempo ma solo oggi trovo la voglia di esplicitarla: sto parlando dell'acceso dibattito attorno alle cause dell'attuale crisi (che tra l'altro da alcuni è già stata ridenominata "la Grande Recessione", alla faccia della transitorietà di cui parlano alcuni...), da moltissimi imputate alla deregolamentazione ed all'eccesso di libero mercato.

Ho volutamente messo in grassetto quelle ultime parole perché, prima di lanciarsi a dare colpe e cercare capri espiatori, è necessario riflettere bene su una cosa: è davvero "libero" il mercato finanziario che abbiamo visto finora?

Attenti! "Libero" non significa una condizione dove ognuno fa quello che vuole: quella si chiama anarchia, altrimenti detta Regno dell'Irresponsabilità.

Un mercato è autenticamente "libero" quando, sì è data la possibilità alle forze economiche e produttive di mettere in pratica tutte le loro spinte propulsive, liberando le stesse il più possibile da distorsioni e vincoli normativi che siano solamente di impiccio, ma anche - e direi soprattutto - quando vige e può applicarsi la legge del "chi sbaglia paga".
Il "chi sbaglia paga" significa che, se un'impresa commette degli errori, fa investimenti sbagliati, truffa i propri clienti/dipendenti/azionisti, deve essere consentito alle forze "sane" di stringere attorno a lei un "cordone sanitario" e di lasciarla affondare, liberando spazio economico per gli attori più credibili ed onesti.
Il "chi sbaglia paga" è lo strumento automatico di sanzione che gli operatori economici infliggono a chi li raggira od a chi non dimostra di essere capace di adempiere ai propri obblighi, sanzione che si esplica con l'uscita dal mercato del "colpevole".
Il "chi sbaglia paga" è l'unico vero modo per responsabilizzare pienamente gli amministratori delle aziende e delle banche a fare bene il proprio mestiere, perché costoro sarebbero consapevoli che, nel caso le cose andassero male, nessuno sarebbe lì a salvare il loro posto od a ripianare le perdite create da loro stessi.

Oggi invece il famoso "neoliberismo" altro non è che un'estensione mondiale del vecchio motto italiano per la FIAT: privatizzare i guadagni, socializzare le perdite.
Nello slang anglosassone imperante nel mondo economico-finanziario, questa massima torinese è translitterata in too big to fail: troppo grande per fallire.
Con questa regola demenziale e tipicamente politica - nel senso che l'hanno coniata e la applicano i politici, timorosi di perdere il famoso consenso, che comunque perderanno nel medio termine per l'incapacità di risolvere davvero le crisi - si è alimentata una irresponsabilità diffusa ai vertici delle grandi imprese e dei grandi conglomerati finanziari, i quali, ormai sicuri di avere sempre a disposizione una call sull'intervento pubblico "per il Bene dei cittadini", hanno solo pensato ad espandere la propria influenza economica e soprattutto politica.

Sento spesso accusare il capitalismo odierno (delle grandi firme, ben intendiamoci!) di essere orientato troppo al breve/brevissimo e non al medio-lungo termine.
Vero, ma il motivo principale sta in quanto ho scritto sopra: assicurare che la regola del too big to fail sarà applicata, equivale a togliere dalle priorità degli amministratori d'impresa il mantenimento continuo e costante di condizioni di solvibilità e di preservazione del continuum aziendale. Tanto risolverà qualcun altro i problemi che si porranno più in là.
Ed ovviamente, togliendo ai managers la preoccupazione di mantenere prima di tutto le condizioni di persistenza del business, a questi non resta altro che darsi da fare per massimizzare il profitto immediato ed a brevissimo dell'azienda, nell'ottica di una cash-cow: una mucca da mungere. L'ottica, da imprenditoriale, ovvero capacità di assumersi rischi in prima persona al fine di ottenere un guadagno, si trasforma in predatoria, vale a dire capacità di portar via quanta più "roba" possibile prima che qualcuno scopra l'inganno.

Per questo quelli che accusano il "libero mercato" di aver fallito sbagliano, anche se inconsapevolmente: pensano che quello che c'è stato (e c'è) sia liberismo, in realtà è puro e semplice assistenzialismo deresponsabilizzato.

Lord tojo

2 commenti:

libertyfighter ha detto...

Condivido pienamente. Peccato che la gente sia sufficientemente ignorante da far passare la vulgata corrente.

duca ha detto...

Sei giovane, ma la mente è libera e le considerazioni profonde.....complimenti.